“Siamo lenti a smettere di amare, perché speriamo di essere amati” Ovidio
Perdere l’amore, come canta in modo struggente Massimo Ranieri… Chi di noi non si è mai confrontato con la dolorosa consapevolezza che la nostra relazione, il nostro amore, si sia inaspettatamente concluso? Essere lasciati, o scoprire di essere stati traditi, ad esempio, rappresenta sempre un trauma improvviso perché sconvolge l’equilibrio in cui, nel bene, o nel male, ci eravamo abituati e ci rendeva sicuri e felici di vivere.
In psicologia sentiamo spesso accomunata la parola “lutto” alla fine di una relazione d’amore, proprio perché le dinamiche emozionali che si provano e i sintomi dell’affrontare questo tipo di cambiamento sono molto simili alla perdita di una persona cara.
Va detto, però che ognuno di noi elabora lo shock della fine di una relazione in modo diverso e soggettivo; ad esempio nella maggioranza dei casi, il momento in cui viene comunicata la “bad news” (tradimento, volontà di concludere il rapporto) è vissuto come un vero e proprio attacco di panico (panico, tachicardia, sudorazione, senso di derealizzazione, senso di svenimento). Altri invece, lo affrontano in un primo momento in modo freddo e apparentemente distaccato, per poi subire il vero “colpo” nei giorni successivi.
Fatto sta che, per tutti, il pieno coinvolgimento affettivo in una relazione d’amore è una fonte di grande dolore nel momento in cui ci si trova nella situazione di doverne accettare la fine. A tal proposito si possono riassumere 5 “tappe” obbligatorie che ognuno di noi deve attraversare se vuole superare il dolore della perdita, uscire dal tunnel della sofferenza e ritornare a vivere a pieno una nuova storia d’amore, magari più forti, maturi e consapevoli di prima.
LE 5 FASI DELLA PERDITA
La psichiatra Elizabeth Kubler-Ross ha studiato il percorso che vive colui/colei che affronta un lutto: che sia una persona cara scomparsa oppure una separazione di coppia. La dottoressa ha individuato una serie di tappe, uguali per tutti, che conducono all’accettazione totale del cambiamento.
Una serie di gradini che hanno una durata ed un’intensità variabile da persona a persona.
1 – Negazione
Nella prima fase ci si rifiuta di accettare l’amara verità e la nostra mente ci protegge dal riconoscere la fine della storia oppure dal renderci conto che tutto quello che avevamo costruito in coppia è svanito.
I sogni, i progetti, le aspettative non hanno più senso di esistere e, per la sorpresa e lo sgomento, si arriva a negare tutto.
In questa fase si dovrebbe comprendere che nella vita nulla è certo, la stabilità è solo dentro di noi e non possiamo darla per scontata fuori da noi… ma è ancora troppo difficile.
2 – Rabbia
Superata la fase precedente, il tempo intercorso ci ha aiutato a capire che quanto accaduto è reale.
La realtà ci colpisce come uno schiaffo in pieno viso e ci sentiamo quindi pervasi dalla rabbia, da un risentimento verso l’ex partner, verso il destino, verso le persone che ci circondano o verso noi stessi, colpevoli di mancanze, incomprensioni, sbagli… Proviamo odio nei confronti dell’ex, ma l’odio, si sa, non è il contrario dell’amore, bensì una sua proiezione negativa dettata dall’impossibilità di uno scarico diretto e positivo. Oltre all’odio, alla rabbia e alla frustrazione proviamo una marea di altri sentimenti contrastanti tra loro, sentimenti che possono essere vinti e superati se compresi fino in fondo: chiediamoci da dove nascono, perché li proviamo, sfoghiamoci e diamogli un nome.
Una loro conoscenza lucida ci permetterà di affrontarli e poi distaccarcene.
3 – Scendere a patti
Dopo aver affrontato le fasi precedenti, ci si lascia andare al bisogno di patteggiare per poter cambiare il destino.
Ora ci si ritrova spesso a pensare a come riparare i propri errori, ci si domanda cosa avremmo potuto fare per non arrivare a tanto, ci si ritrova a fare “fioretti”, ad augurarsi ardentemente “fa che non sia vero”, a telefonare, organizzare incontri per chiedere “scusa”, per ammettere le proprie responsabilità, per cercare magicamente di tornare indietro con “se avessi fatto…” oppure “se mi fossi comportato…”.
4 – Depressione
Quando ci rendiamo conto che sono tutte illusioni e che comunque la realtà è quella, allora le nostre emozioni virano verso la depressione.
Il dolore ormai è reale, non si può negarlo né scappare dalla situazione e quindi non possiamo che arrenderci, con tutti i sentimenti che questo comporta.
In preda allo sconforto quindi si evitano stimoli, si cercano distrazioni, si evita di frequentare persone o posti che risveglino ricordi ma in realtà ormai è chiaro che la possibilità è solo l’accettazione della situazione.
E questa considerazione fa emergere tutto il bello legato alla storia finita, perché il brutto l’abbiamo già “consumato” di rabbia e lacrime.
Per quanto triste, questa è la fase in cui è necessario affrontare il dolore fino a toccare il fondo perché solo così si esaurirà prima.
5 – Accettazione
Se ci si è dati il tempo di affrontare e superare le fasi precedenti, questo è l’ultimo gradino.
Il momento in cui accettiamo quello che è successo perché abbiamo smesso di ribellarci e di opporci all’evidenza e quindi, sfiniti, ora siamo in pace con noi stessi e con la nostra realtà: “hai fatto parte della mia vita, ti ho amato, non ha funzionato e non è stata colpa di nessuno… ti lascio andare, io devo ricominciare, anche senza di te”.
Ora siamo pronti a lasciarci tutto alle spalle e sentiamo più forte la voglia di uscire, di conoscere nuove persone, di vivere…
Questo non significa che si è “guariti” e che la sofferenza si è esaurita, le ferite ci sono e spesso possono ricominciare a sanguinare ma finalmente si scorge la fine, uno spiraglio alla fine del tunnel.
L’ultima tappa è quella che richiede, ovviamente, più tempo e fatica, ma che indica l’inizio della nuova libertà personale. Per giungere all’ultima fase di pace interiore bisogna rendersi consapevoli che la nostra ricostruzione personale, il nostro rinascere come una fenice dalle proprie ceneri, dipenderà solo da noi. Potremo farlo accettando che ogni perdita lascia, alle sue spalle, anche un grande vantaggio, spesso sottovalutato: quello dell’esperienza. Aver vissuto determinate situazioni difficili e dolorose, pur lasciando una ferita, ci permette di passare ad un livello successivo, più maturo, di consapevolezza degli eventi.
A prescindere dalla fase in cui ti senti di essere, accetta i tuoi sentimenti e vivili, anche se ti sembra di fare una fatica immane.
Chiedi aiuto a chi ti è vicino oppure prendi appuntamento con lo psicologo, spesso anche solo dopo un incontro ci si sente meglio, con una nuova speranza di sopravvivere al dolore.
Bibliografia e sitografia
Kubler-Ross Elisabeth, “Impara a vivere, impara a morire”, 2001 Armenia Edizioni
Algini M. Luisa – Il tempo dell’orizzonte corto. Sull’amore e il lutto, 2011 Robin
www.stateofmind.it/2013/06/lutto-accettare-perdita/
www.ilclubdialice.it/salotto/rosa/mi_ha_lasciato_come_superare_la_fine_di_un_amore.php
www.robadadonne.it/20765/le-5-fasi-da-superare-dopo-la-fine-di-una-storia-importante/