Il disturbo bipolare, anche conosciuto come psicosi maniaco depressiva, è un disturbo mentale caratterizzato da movimenti oscillatori insoliti e ripetuti del tono dell’umore e della capacità di funzionamento della persona. Si calcola che circa il 2.5% della popolazione ne sia affetto. Pare che un congruo numero di personaggi del mondo dello spettacolo siano affetti da questo tipo di disturbo come ad esempio Mel Gibson e Catherine Zeta Jones. Generalmente l’insorgenza del disturbo si sviluppa nella tarda o nella prima età adulta.
Per capire meglio la variabilità del tono dell’umore, bisogna immaginare che esso sia costituito da tre componenti: l’umore, il flusso delle idee (pensieri) ed il comportamento motorio (dinamicità, energia, vigore fisico). Se questi tre componenti sono rivolti verso il basso, parleremo di un umore depresso, se invece, i tre componenti sono orientati verso l’alto avremo un umore esaltato. Nei casi in cui uno dei componenti sia orientato in senso diverso rispetto agli altri avremo, infine, lo stato misto.
Il disturbo bipolare è caratterizzato, infatti, dall’alternanza di uno stato depressivo e uno maniacale (o ipomaniacale); quando la persona transita in modo non definitivo da uno stato all’altro (cioè non è completamente depresso né completamente in mania) si può presentare, invece, lo stato misto.
Non bisogna, però, confondere quelli che comunemente sono definiti “alti e bassi”, che ognuno di noi può avere nel corso della propria vita quotidiana, con le severe manifestazioni del disturbo bipolare, che possono, invece, rovinare i rapporti interpersonali, causare la perdita del lavoro e, in casi estremi, esitare in comportamenti suicidari.
Sintomi del disturbo bipolare
Come già accennato, nel disturbo bipolare sono presenti episodi depressivi e maniacali (o ipomaniacali).
I sintomi della depressione sono molto noti e conosciuti: umore depresso, pensieri orientati verso la negatività, perdita di interesse nelle attività quotidiane, sensazione di fatica e scarsità di energia, sensazione di non farcela nelle attività quotidiane, risvegli notturni molto angosciosi con difficoltà a riprendere il sonno, idee di morte, inappetenza o in rari casi iperfagia, perdita di capacità di trarre piacere dalle attività che procurano gioia e soddisfazione, senso di solitudine, ridotto desiderio sessuale, difficoltà concentrarsi e a prestare attenzione, irritabilità.
La mania, invece, si manifesta in modo abbastanza dirompente, ma con gradazioni diverse. I sintomi sono: umore elevato espansivo percepito dagli altri come inusuale, comportamenti molto disinibiti, sensazione di energia quanto mai intensa e di senso di infaticabilità, allegria, iperattenzione ma con distraibilità, capacità di iniziare contemporaneamente tante attività ma con scarsa capacità di portarle a termine, comportamenti aggressivi e impulsivi con gravi conseguenze sia lavorative che personali, incremento della irrequietezza, euforia eccessiva, aumento del flusso dei pensieri, saltando da un’idea ad un’altra, ridotto bisogno di sonno, ipervalutazione della fiducia nelle proprie capacità, ridotta capacità di giudizio, spese folli, incremento smodato dell’attività sessuale, e, talvolta, abuso di droghe, specialmente cocaina, alcool e farmaci. Si parla di episodio maniacale se i sintomi persistono per più di settimana.
L’ipomania, infine, è uno stato alterato dell’umore meno intenso rispetto allo stato maniacale.
Comunemente si distinguono due forme di disturbo bipolare:
– il disturbo bipolare di tipo I, caratterizzato da episodi depressivi e episodi maniacali;
– il disturbo bipolare di tipo II, caratterizzato da episodi depressivi e episodi ipomaniacali.
Quando quattro o più episodi della malattia si manifestano durante un periodo di un anno, si tratta, di disturbo bipolare a cicli rapidi. Alcune persone possono soffrire di vari cicli in una singola settimana o persino in un singolo giorno. I cicli rapidi si sviluppano più tardi nel corso della malattia e sono più comuni fra le donne che fra gli uomini.
A volte, gli episodi più eclatanti di mania o di depressione includono i sintomi psicotici. Tra questi i più comuni sono le allucinazioni (es. udire delle voci che nessuno sente, sentire degli odori che nessuno sente) e i deliri. I sintomi psicotici nel disordine bipolare tendono a riflettere la fase dell’umore. Per esempio, i deliri di grandezza, come credere uno di essere un personaggio importante, possono verificarsi durante la mania; i deliri di colpa, come credere che uno sia rovinato e abbia commesso un certo crimine terribile, possono comparire durante la depressione.
Alcuni pazienti con disturbo bipolare, inoltre, possono mettere in atto dei tentativi di suicidio. Chiunque stia pensando al suicidio deve rivolgersi immediatamente all’attenzione di un sanitario, preferibilmente un medico psichiatra o uno psicologo. E’ importante ricordare che chi parla di suicidio dovrebbe essere preso seriamente in considerazione. Il rischio per il suicidio è più alto all’inizio della malattia quando ancora il soggetto non ha chiaro di cosa soffra e come affrontare la sofferenza. Quindi prima si riconosce il disturbo bipolare prima si imparerà a gestirlo e a chiedere aiuto nel momento giusto.
Come sapere se si soffre di disturbo bipolare
Di solito chi soffre di disturbo bipolare si rivolge al medico o allo psicologo quando è in fase depressiva, disperato per la propria condizione, e molto frequentemente omette di riferire di avere avuto delle fasi di malattia caratterizzate da umore elevato o mania. Per tale ragione è molto opportuno che chi si rivolge ad un professionista per la prima volta e si trovi in una forte fase depressiva si avvalga dell’aiuto di un familiare per ricostruire le eventuali varie fasi della patologia.
Per fare una corretta diagnosi è importante prestare attenzione ai sintomi, in quanto è possibile che una persona soffra di depressione senza fasi di eccitamento.
Chi soffre di disturbo bipolare ed ha sintomi psicotici riceve a volte, in modo errato, la diagnosi di schizofrenia, un’altra malattia mentale molto complessa, e quindi può essere sottoposto anche a trattamenti sbagliati.
E’ possibile, anche se molto raramente, porre diagnosi di disturbo bipolare anche in età pediatrica: in questi casi è necessaria un’accurata valutazione per distinguere tale condizione dal disturbo da deficit di attenzione ed iperattività, o da altre patologie dell’infanzia.
Cause del disturbo bipolare
La gran parte della comunità scientifica è concorde per un’ipotesi multifattoriale nella genesi della malattia.
Il disturbo bipolare è molto frequente in alcune famiglie in cui molti membri all’interno hanno la malattia o alcuni tratti. Questa evidenza segnala l’importanza dei fattori genetici su cui però non si ha ancora una risposta definitiva, poichè i dati di ricerca ci dicono che il disturbo bipolare non è causato (come anche le altre malattie mentali) da un singolo gene.
Si può guarire dal disturbo bipolare?
Il disturbo bipolare può essere curato; la cura del disturbo deve essere condotta da specialisti (psicologi e psichiatri) che conoscono bene tale malattia. Questo tipo di disturbo è totalmente compatibile con una vita normale e produttiva, ma le cure cui ci si sottopone molto frequentemente durano per tutta la vita. Alla stessa stregua delle malattie cardiologiche e del diabete, ad esempio, il disturbo bipolare è una malattia di lunga durata che deve essere controllata costantemente durante vita della persona.
La maggior parte delle persone con disturbo bipolare, anche affetta da forme gravi, può raggiungere un ottimo livello di stabilizzazione della malattia. Quasi sempre si prescrive un trattamento che combini insieme farmacoterapia e il trattamento psicoterapico. Questo tipo di trattamento è l’ottimale per il controllo del disturbo nel tempo poichè nella maggior parte dei casi, il disturbo bipolare risponde meglio a trattamenti continui piuttosto che intermittenti. Il concetto importante per il trattamento di questa patologia è che non deve essere trattato l’episodio (depressivo o maniacale) ma deve essere trattata la malattia.
Il disturbo bipolare si tratta, infatti, con dei farmaci, gli stabilizzatori del tono dell’umore, che evitano la ricorrenza delle oscillazioni del tono dell’umore.
In aggiunta alla terapia farmacologica, la psicoterapia può essere molto di aiuto. Va precisato che la psicoterapia non può sostituire i farmaci e non è efficace da sola nella prevenzione delle ricadute e nel trattamento del disturbo. Molti studi, tuttavia, hanno indicato che gli interventi psicologici possono migliorare la stabilità dell’umore, ridurre le ospedalizzazioni e migliorare il funzionamento.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale è tra i trattamenti più utilizzati e si dimostra molto efficace nella cura di questo disturbo.
Gli interventi psicoterapeutici sono finalizzati ad aiutare il paziente a conoscere meglio il proprio funzionamento e ad accettarlo, a distinguere se stesso e la propria personalità dalla malattia, a migliorare la gestione dello stress e indirettamente, quindi, a ridurre i fattori di rischio di ricaduta.
L’approccio cognitivo-comportamentale prevede, infine, un trattamento psicoeducativo per il paziente ed i suoi familiari perché comprendano meglio le fasi della malattia.
Bibliografia
Gabbard, Glen, (2007). Psichiatria psicodinamica. Raffaello Cortina editore.
American Psychiatric Association (2000). DSM-IV-TR Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders , Fourth Edition, Text Revision.Edizione Italiana: Masson, Milano.